In Ghana la morte non fa paura e il culto dei defunti è praticato con passione e stravaganza. A cominciare dai funerali che assomigliano a vere e proprie rappresentazioni teatrali dove si piange, si ride e soprattutto si fa festa.
Pablo Trincia
I FANTASIOSI RITI FUNERARI DEL GHANA
Prima di passare a miglior vita il signor Mensah fumava come un turco ed era un incallito giocatore d'azzardo. E probabilmente deve essere stato anche un tizio allegro, visto il modo in cui i suoi numerosi familiari e amici lo hanno salutato per l'ultima volta in un caldo pomeriggio ad Accra. Dopo averlo pianto vestiti di rosso e nero – i colori che si indossano per chi è morto prima di raggiungere la vecchiaia – hanno dato fiato alle trombe, tirato fuori le percussioni, ballato e riso ricordandone gli aspetti più buffi e bizzarri del carattere: lo hanno vestito nel migliore dei modi e messo a sedere con una sigaretta infilata tra le labbra, sparpagliando alcune carte da gioco sul suo caffettano rosa. Una pratica che nell'Europa della morte nera, sobria e silenziosa, farebbe rabbrividire molti. Ma non in Ghana, dove si preferisce una filosofia che, tutto sommato, non fa una piega: piangiamolo, ma raccontiamo anche chi era. Ed eccolo lì, pronto all'appuntamento con la morte senza nulla da nascondere, i vizi e i difetti in bella evidenza a rappresentare una continuità con la vita terrena. Nella terra degli angeli e delle streghe, l'uomo avrà di che fumare e di che scommettere. Guai a mandarlo nell'aldilà a mani nude: il suo spirito potrebbe vendicarsi sui vivi. E agli africani non piacciono i guai che arrivano dall'altro mondo. Per questo in Ghana, come nel resto del continente africano, il rito funebre ha un significato molto particolare.
Il Cristianesimo e l'Islam, con i loro testi sacri, dogmi e comandamenti, non sono mai riusciti a sradicare completamente quel senso di soggezione per il sottobosco di spiriti da cui scaturisce una dimensione parallela che corre tra la morte e l'aldilà, dove antenati, anime e geni si divertono a infastidire gli esseri umani con premonizioni, tranelli, dispetti o vere e proprie cattiverie. Il defunto, una volta lasciato il mondo terreno come persona amata e rispettata, può trasformarsi in un vero incubo, se non verrà onorato a dovere: causerà infertilità, malattie e sfortune, lancerà malocchi, chiederà sacrifici. Meglio non irritarlo, specie perché può agire da tramite fra la divinità e l'uomo, interpretando l'uno e consigliando il secondo. Nello Yorubaland, in Nigeria, c’è addirittura un festival annuale, l’Egungun, creato apposta per celebrare gli antenati defunti, che vengono raffigurati da danzatori esperti sotto forma di spiriti mascherati, cui gli astanti devono fare offerte per non incorrere nella loro ira (spesso violenta). Per questo non c'è villaggio o comunità che non onori la morte con giorni di lunghi rituali e celebrazioni che possono durare settimane intere. Ogni gesto deve essere perfetto, nulla va lasciato al caso, non sono ammessi errori: basta una piccola mancanza e la famiglia del defunto rischia condanne e maledizioni per gli anni a seguire. Per liberarsene sarà necessario chiamare un indovino o un marabutto, organizzare altri rituali, sacrificare diversi animali, invocare gli spiriti, sperare nella loro benevolenza e nel loro perdono. Tra gli Ashanti, una delle principali etnie del Ghana, vige la regola che i figli debbano comprare il feretro del genitore defunto, per poi organizzare un grandioso funerale con decine di invitati cui vengono serviti piatti di carne kyinkyinga (molto piccante), mentre i parenti stretti sono costretti a vestire di rosso per nove giorni, durante i quali digiuneranno per rispetto nei confronti del loro caro.
I funerali, importanti almeno quanto i matrimoni, costano. E spesso molte famiglie si indebitano fino al collo, pur di dare un degno addio ad un familiare. Per rendersene conto basta andare nel sud del paese, dove vive la popolazione Ga. In queste regioni si è sviluppato, negli ultimi decenni, un business molto particolare: quello delle bare personalizzate. Fabbricate da abili artigiani, ricordano il mestiere o un aspetto saliente della vita del defunto: sono a forma di scarpe per i calzolai, di nave per i pescatori, di cacciavite per i meccanici, di macchine per i tassisti, di autocisterna per i benzinai, di radio per gli appassionati di musica, di bottiglia di birra o di coca cola per i baristi... Si tratta di veri e propri capolavori di arte popolare, che richiedono anche un mese di lavoro (ovviamente bisogna prenotarseli per tempo). Costano più o meno lo stipendio di un anno o più per la maggior parte dei ghanesi, ma molte famiglie danno fondo ai patrimoni per assicurare ai loro amati una sepoltura memorabile. Non che al signor Mensah interessi molto, ormai. Probabilmente per ora gli basteranno qualche pacchetto di sigarette e un funerale decente, con i familiari che racconteranno aneddoti su di lui, per metterne in evidenza lo status ancor più che nella vita quotidiana.