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se i "servizi" deviati sono stati quelli dei rossi? La magistratura indagherà, e nulla succederàil giornale ILGIORNALE.IT - Ustica e Bologna, prima delle stragi gli arabi lanciarono un ultimatum
di GIAN MARCO CHIOCCI
Le informative del Sismi: minacce di ritorsioni dopo l’arresto del terrorista Abu Saleh. I contatti col Pci e il viaggio del pm Sica che smonta la «pista nera» - Claudia Passa - da Roma
C’era un ultimatum, nel 1980, che scadeva a ridosso delle stragi di Ustica e Bologna. Era arrivato da ambienti arabi, dopo un’escalation di minacce dirette al nostro Paese. Le richieste erano pressanti, il ricatto nei confronti del governo italiano via via più insistente. La ritorsione paventata, un attentato terroristico. Possibile bersaglio, un aereo di linea italiano.
Missili per il Libano
Dopo le informative Ucigos pubblicate dal Giornale sul «fermento» dei palestinesi per la cattura di Abu Anzeh Saleh, braccio destro del super-terrorista Carlos a Bologna ed esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, arrivano dal Sismi nuove clamorose rivelazioni. La «pista araba» per le stragi dell’estate 1980 parte proprio dall’arresto e dalla condanna in primo grado di Saleh, catturato nel novembre ’79 assieme a Daniele Pifano e altri due esponenti dell’Autonomia Operaia per il ritrovamento di missili Sam7 Strela diretti in Libano. Le note del prefetto Gaspare De Francisci, ex capo dell’antiterrorismo, segnalavano le «reazioni negative dell’Fplp», le «pressioni sul governo», il timore di «ritorsioni», l’incubo di un «ricatto terroristico» per ottenere la scarcerazione di colui che l’intelligence dipingeva come il responsabile del Fronte in Italia per l’attività militare e l’approvvigionamento di armi. Nello stesso periodo, il Sismi registrava una terrificante escalation di minacce. L’Fplp, tramite i rappresentanti in Italia e i leader venuti apposta nel nostro Paese, alzava il prezzo del ricatto. L’attenzione era puntata sugli interessi italiani in Libano ma soprattutto su attacchi terroristici da mettere a segno nei nostri confini. Il 15 maggio 1980, a ridosso della strage di Ustica (27 giugno) dagli arabi sarebbe arrivato l’ultimatum: la «lista della spesa» - una decina di condizioni fra cui il pagamento di 60mila dollari per i missili sequestrati - doveva essere esaudita entro e non oltre la data stabilita. Il governo avrebbe tentato la mediazione, accettando alcune condizioni e tenendo il punto su altre. Nel frattempo, all’approssimarsi dell’«ora X», gli arabi avrebbero delineato i contorni dell’azione ritorsiva, minacciando di prendere di mira un aereo di linea.
L’incontro con Pajetta
«Gli avvertimenti venivano sventolati sotto il naso del Partito comunista - spiega Enzo Fragalà di An -. Forse ora si può intuire perché il Pci, come denunciato dall’avvocato Montorsi, decise di inserirsi nelle indagini sulla strage di Bologna, orientandole verso la “pista nera”». Per capire cosa c’entra il Pci, bisogna fare un passo indietro. Il Viminale (sollecitato dal Sid) aveva disposto l’allontanamento dall’Italia di Saleh; e i Servizi annotavano gli interventi di «esponenti del Pci» per ottenere, invano, la revoca del provvedimento. Si scopre oggi che Saleh, a Botteghe Oscure, avrebbe puntato molto in alto. Sarebbe riuscito a incontrare persino Giancarlo Pajetta, al quale - annota sempre il Sismi - il terrorista avrebbe fatto sapere che se fosse stato espulso (come in effetti avvenne) si sarebbe vendicato con attentati nel nostro Paese. A quel punto, il deputato Pci avrebbe chiamato il ministero dell’Interno. Sarà un caso, ma proprio in quel periodo il Viminale riferiva di una «fonte qualificata» che avrebbe allertato sul possibile rientro in Italia di Saleh (allontanato nonostante le pressioni sul Pci), sotto falso nome e con lo scopo di compiere un attentato.
A farlo rientrare ci avrebbe pensato di lì a poco Stefano Giovannone, celebre capocentro Sismi a Beirut. Oggi Saleh vive a Damasco. E in una recente intervista al manifesto ha smentito le pressioni dell’Fplp, le coperture del Pci, ha negato rapporti con Carlos e la sua rete. Ma non ha spiegato cosa ci facesse il suo indirizzo bolognese, indicato come recapito per trovare granate e dinamite, nei documenti di Mourkabal Michel Walid, luogotenente di Carlos ucciso dal super-terrorista in un conflitto a fuoco. Né ha fatto cenno ai contatti con Alessandro Girardi, uno dei quattro presunti Br finiti nell’inchiesta del giudice francese Louis Bruguiere sulla rete dello «Sciacallo». Dei legami fra Saleh e l’Osama venezuelano, inoltre, i Servizi erano già stati avvertiti nel ’75. Quando Saleh fu arrestato per i missili di Ortona, dunque, il personaggio era già noto come «luogotenente di Carlos». Le tracce che portano a quest’ultimo non finiscono qui, ma conducono all’«Albergo Centrale» di Bologna, via della Zecca 2, stanza 21. Dove, stando a un rapporto controfirmato dal capo della Polizia Gianni De Gennaro, il 1° agosto 1980 (il giorno prima della strage alla stazione) alloggiò Thomas Kram, militante delle Cellule rivoluzionarie.
Relazioni pericolose
E se le «falangi» libanesi furono collegate all’estrema destra proprio nell’istruttoria sulla bomba di Bologna, è ancora il Sismi a dar conto di un viaggio in Libano del magistrato Domenico Sica, per appurare presso esponenti di Al Fatah se queste «relazioni pericolose» esistessero per davvero. «Da tali contatti - annotano gli 007 - non sono però emerse indicazioni nella direzione suddetta». La stessa fonte attribuisce a Sica il ruolo di «mediatore» col Fplp, per conto di «organi governativi», per «contrattare la scarcerazione di Saleh». Il magistrato avrebbe rassicurato gli interlocutori sul processo d’appello per i missili, e anche sulla successiva espulsione di Saleh dall’Italia. «Sarà subito allontanato - riferisce la fonte del Sismi - ma, come già successo un’altra volta, vi potrà tornare dopo un breve periodo per “consentirgli di portare a termine gli studi”».
Non è dato sapere se Sica abbia davvero incontrato esponenti del Fplp, né tantomeno se abbia «contrattato» la posizione di Saleh. Quel che è certo è solo che nell’agosto del 1981 Saleh fu l’unico a uscire di galera per decorrenza dei termini.
Carlos: un filo rosso-verde nella strage di Bologna - 18 NOVEMBRE 2005
La riapertura dell'inchiesta sulla strage di Bologna è un fatto di grande importanza. Aggiorno il post di ieri aggiungendo informazioni sul terrorista venezuelano Carlos, ora coinvolto nelle indagini, e sui collegamenti tra questo evento e le stragi e le guerre invisibili condotte negli anni '70 e '80. Si tratta di uno scenario nuovo e sconvolgente. 1. Chi è Carlos?Potremmo rispondere: il Bin Laden degli anni '70 e '80. Fino alla sua cattura, avvenuta nel 1994 in Sudan ad opera dei servizi segreti francesi, organizzò e gestì i traffici internazionali del terrore, a partire dal sequestro dei ministri dell'Opec (Vienna 1975). Il nome completo di Carlos è Ilich (in onore di Lenin) Ramirez Sanchez, è nato in Venezuela nel 1949, ed ha mantenuto negli anni una corrispondenza affettuosa col dittatore rosso Hugo Chavez, che solo per questo fatto non meriterebbe di governare neanche un canile, mentre invece gode dell'appoggio dei comunisti (inclusi gli ayatollah iraniani) di tutto il mondo. Ecco il link a una di queste lettere. Il nickname completo è Carlos lo Sciacallo.
Parla correttamente quattro lingue, tra cui il russo e l'arabo. Nel 1966 la madre lo conduce in Inghilterra, dove termina i suoi studi allo Stafford College di Kensigton (anche Bin Laden ha studiato in UK, n.b.). Nel 1968 il padre lo vuole far studiare alla Sorbona insieme col fratello Lenin, ma Carlos finisce alla Università Patrick Lumumba di Mosca, dalla quale viene espulso nel 1970. E' lecito pensare che l'espulsione sia stato semplice fumo negli occhi, per fare in modo che un (probabile) nuovo agente sovietico, non fosse esplicitamente collegabile all'ortodossia comunista. Da Mosca finisce in un campo palestinese ad Amman, dove si lega al FPLP (Fronte Popolare di Liberazione della Palestina), organizzazione terrorista. Dopo Settembre nero torna a Londra dove lavora per conto dell'FPLP e studia alla London school of Economics.
Ecco il "Cursus honorum" (fonti: Artehistoria, Wikipedia etc.).
Nel 1973 il battesimo di sangue (fallito):
Il primo atto criminale svolto per conto del FPLP è l'attentato al businness man israeliano Joseph Sieff, implicato nella uccisione di Mohammed Boudia, ufficialmente direttore di un teatro a Parigi, in realtà leader del FPLP. Carlos ammette la propria responsabilità nell'attentato alla Hapoalim bank di Londra e tre attacchi con autobomba a tre newspapers francesi, accusati di essere troppo morbidi con gli israeliani (capito?). E' implicato nel lancio di una granata in un ristorante parigino, e contro la El Al all'aeroporto Orly... Due aspetti da tenere a mente: la "attività" comincia nel 1973, anno dell'inizio di Eurabia, della crisi petrolifera (A); infine (B) la attività si svolge -con singolare licenza di transito- avanti e indietro, in Europa e in Francia, oltre che nel M.O.
Nel giugno del 1975 Carlos (che nel frattempo si è convertito all’Islam) viene denunciato dal suo contatto FPLP libanese (sospettato di fare il doppio gioco per il Mossad). Tre agenti si recano nella sua casa parigina per arrestarlo ma lo Sciacallo ne uccide due e fugge prima a Bruxelles (?), poi a Beirut.
A Beirut progetta l’attacco alla sede OPEC di Vienna (come Bin Laden, Carlos vede nei leader arabi dei nemici da ricattare, né più né meno come gli occidentali).
Si noti che la "attività" di Carlos inizia nel 1973, lo stesso anno della nascita di Eurabia, cioé del DEA o Dialogo euroarabo, gli accordi sottoscritti dall'Europa per riottenere le forniture di petrolio sospese dopo la sconfitta del Kippur in cambio del distacco da Israele e dagli Usa e della apertura delle frontiere col sud del Mediterraneo (politiche dell'immigrazione). Gli spostamenti di Carlos sono singolarmente liberi, come se avesse una particolare licenza di transito, dal Medio Oriente alla Francia, dal Belgio all'Italia.
Nel giugno del 1975 Carlos (che nel frattempo si è convertito all’Islam) viene tradito dal suo contatto FPLP libanese (il quale faceva il doppio gioco per il Mossad). Tre agenti della Securitè si recano nella sua casa parigina per arrestarlo, ma lo Sciacallo ne uccide due e riesce a fuggire, prima a Bruxelles poi a Beirut. Nel Libano già intasato di agenti siriani e sovietici (oltre che occidentali) progetta l’attacco alla sede OPEC di Vienna (come Bin Laden, Carlos vede nei leader arabi dei nemici da ricattare, né più né meno come gli occidentali). A fine ’75 sequestra 60 persone e fugge dall'Austria con un aereo –e 42 ostaggi- verso Algeri, dove rilascia 30 persone. Di là sempre con il DC9 dirottato si dirige a Tripoli, dove libera altri passeggeri prima di tornare ancora ad Algeri e chiudere la missione senza altri morti, dopo aver ottenuto garanzia di impunità. Si reca in Libia (ecco le ragioni dello scalo a Tripoli) e poi in Aden, dove ha un incontro con i palestinesi del FPLP. Viene accusato di non aver obbedito agli ordini, che consistevano nella “esecuzione” del ministro iraniano del petrolio (siamo al pre-komeinismo) e di quello saudita. Viene perciò espulso dalla organizzazione.
Nel settembre del 1976 Carlos è arrestato in Yugoslavia (altro scenario ricorrente, vedi nel caso Achille Lauro). Dopo un rapido rilascio, vola verso Bagdad. Nella capitale saddamita e ad Aden, organizza una sua internazionale del terrore, la Organisation of Arab Armate Struggle, o Separat, formata soprattutto da siriani, libanesi e tedeschi (comunisti RAF della Germania occidentale, e agenti della Stasi della DDR). La Securitate romena lo coinvolge nell’assassinio di dissidenti in Francia e nella distruzione della sede di Radio Free Europe a Monaco di Baviera. Col supporto attivo del regime iracheno lo Sciacallo vende i suoi servizi al miglior offerente, incluso l’FPLP di Habbash.
Nel 1982 fallisce un attacco a una centrale nucleare. La sua amante Magdalena Kopp viene arrestata a Parigi. Di là inizia una guerra per il suo rilascio senza condizioni: gli europei sono avezzi a chinare il capo… Si comincia con l’attacco alla Maison de France di Berlino, si continua con le bombe sui TGV (Train Grand Vitesse) francesi, su uno dei quali avrebbe dovuto viaggiare Jacques Chirac (N.B.: ecco le origini della sua dhimmitudine). Nell’attentato al treno di Chirac muoiono cinque persone e trenta restano ferite. Quasi un Italicus… Nel 31 dicembre altri due sanguinosi attentati sulla linea TGV Parigi-Marsiglia spingono il governo francese a liberare Magdalena Kopp, membro attivo della RAF (!).
La caduta del Muro di Berlino fa mancare il principale appoggio di Carlos, il quale si rifugia in Siria. Gli Assad lo mandano in Libia, ma Gheddafi ormai ha necessità di mantenere un basso profilo con l’Occidente e lo espelle. Trova accoglienza in Irak e a Cuba prima di stabilirsi a Damasco con la Kopp e la loro figlia Elba Rosa. Di là torna nel Sudan dove viene catturato nel corso di una azione congiunta Usa-francese. Condotto a Parigi, è condannato all’ergastolo. Ha scritto un libro. Sicuramente è stato anche un agente KGB. Non si sa se ha avuto un ruolo nel massacro degli atleti israeliani nel villaggio olimpico di Monaco 1972, o nel dirottamento aereo di Entebbe.
La vita di Carlos ha ispirato diversi film, come Il giorno dello Sciacallo e The bourne identity.
Nel 1998 il terrorista venezuelano ha rilasciato una intervista al settimanale francese Jeune Afrique, rilanciata anche in Italia da Famiglia Cristiana, interpretata come il passaggio di consegne tra il terrorista venezuelano e quello saudita, il link tra terrore rosso e terrore verde. Carlos venne arrestato (sostiene) per un intervento dei sauditi presso un dirigente sudanese e l'allora ministro francese Charles Pasqua: Carlos parla esplicitamente di denaro consegnato a queste persone. Ecco alcune parti dell’intervista:
Quali Paesi nel mondo islamico reputa indipendenti nella loro politica dai centri di potere internazionali? «"Mondo islamico" è un’espressione imprecisa; da un punto di vista strettamente politico menzionerei l’Iran, l’Iraq, la Siria , il Sudan, la Libia e la Malaysia ».
La questione curda può portare allo smembramento dell’Iraq?«Fin quando rimane il consenso tra i Paesi confinanti (Iran, Turchia, Siria) con l’Iraq, i "Peshmerga" (i guerriglieri curdo-iracheni) non possono mettere a repentaglio l’unità dell’Iraq».
Ritiene che la Libia sia implicata nell’attentato di Lockerbie (esplosione dell’aereo Pan Am nel dicembre 1988 con quasi 300 morti)? Se fosse al posto del colonnello Gheddafi, accetterebbe il processo in Olanda, proposto da Usa e Gran Bretagna?« La Libia non ha responsabilità nell’esplosione del velivolo della Pan Am a Lockerbie. Gli angloamericani hanno escogitato una fragile scusa per una palese forma di aggressione ai danni del popolo libico».
Lei ha dichiarato che il fallimento morale del materialismo socialista e capitalista ha determinato il ritorno ai valori spirituali. Lei come vive il rapporto con la fede? Ha contatti col mondo cattolico?«La mia fede è una relazione intima con Dio. In un messaggio al popolo venezuelano, alla fine di una recente intervista concessa a El Nacional di Caracas, dico: "...il nostro popolo, ... essendo di tradizione cattolica, dovrà temprare la propria spiritualità direttamente alla fonte del Vangelo».
Lei è considerato il maggiore esponente del terrorismo che abbia calcato la scena mondiale negli anni Settanta. Se potesse scegliere, rifarebbe la stessa vita?«Il terrorismo è il metodo scelto dal nemico imperialista e sionista. I rivoluzionari hanno usato la violenza terroristica in determinate circostanze storiche. La violenza rivoluzionaria degli anni Settanta, che ha attraversato i confini nazionali, ha raggiunto l’obiettivo impossibile di forzare il concerto delle nazioni a riconoscere l’esistenza del popolo palestinese e i suoi diritti inalienabili di nazione. La violenza rivoluzionaria popolare è l’unica risposta all’aggressione imperialista e sionista in questo periodo di transizione contraddistinto dalla supremazia degli Stati Uniti. Io non ho mai deviato da questa linea. Stiamo adeguando i nostri metodi alle nuove sfide».
Si torna sempre ai palestinesi: ritiene che i loro dirigenti abbiano tradito la causa palestinese?
«Non vorrei dire che il presidente Arafat abbia tradito. Ha semplicemente seguìto una linea disfattista che lo ha portato nell’attuale vicolo cieco. Pure Arafat vorrebbe liberare tutta la Palestina , ma gli interessi di classe che egli rappresenta gli impediscono di seguire la linea rivoluzionaria per ottenere la giustizia per il suo popolo».
Cosa direbbe a sua figlia Elba Rosa, se potesse incontrarla?«Direi a Elbita che è nata in una casa rivoluzionaria in terra araba. L’arabo è anche la sua lingua madre. Deve rimanere fedele alle sue origini».
Terrorismo.net spiega bene l'europeismo di Carlos:
Carlos si dichiara anticapitalista e antiamericano, mentre è più legato all’Europa, anche se non si fa illusioni sulla capacità di quest’ultima di emanciparsi. Solo la conquista spirituale (pacifica) [traduco: violenta e ricattatoria] da parte dell’Islam potrà salvarla. Nel suo libro così spiega questo passaggio: "Gli ultimi europei, coloro che hanno custodito la fierezza delle proprie origini e sono fedeli ai propri padri, finiranno per abbracciare l’islam che per loro è il solo mezzo per salvaguardare i propri valori e il patrimonio spirituale ereditato da una lunga storia. L’islam è la sola strada per coloro che avranno mantenuto il rispetto di se stessi, rifiutando di sporcarsi a contatto del feticismo materialista. [p. 63, edizione francese].
Ovviamente, l’11 settembre è una dichiarazione di guerra dell’America al resto del mondo, non solo al terrorismo. L’alta considerazione del sé terrorista è singolarmente simile alle parole dei pacifisti:
"La qualification de terroriste et la réprobation morale qui s'y attache sont bien sûr uniquement réservées à ceux qui font le sacrifice de leur vie pour une cause qu'ils estiment juste et presque toujours avec des moyens rudimentaires, voire artisanaux." (p. 123) "Pourquoi les bombes de B52, les projectiles à l'uranium appauvri, les missiles antipersonnel, les roquettes air-sol, seraient-ils plus licites et moins terroristes que la ceinture d'explosifs de celui qui s'offre en sacrifice?" (p. 144).
Il terrorismo è “un utensile politico” per vincere la battaglia dell’informazione (p. 153), è “propaganda armata”, una "bomba mentale" che deve toccare le anime e la mente, per cui servono “simboli forti” (p. 169): “Solo il rumore di una bomba o il cadavere insanguinato di un servo del sistema possono incrinare il muro del silenzio che circonda ogni autentica opposizione al sistema (p. 138). Le vittime innocenti sono un sacrificio necessario per rispondere alle esigenze di un combattimento in condizioni di inferiorità (p. 156).
Ecco infine la saldatura giacobino-islamica: Il terrorismo "…è una specie di inno all’umanità, perché ricolloca al centro dello scontro l’uomo fatto di carne e sangue. Non è più questione di robot, di bombardieri silenziosi, di droni invisibili… Lo shahid che si sacrifica facendo esplodere la sua cintura è un uomo, solo, di fronte a nemici paurosi. La sua è una scelta profondamente umana, non è quella di un folle né di un fanatico, ma quella dell’uomo che combatte l’onnipotenza delle macchine (p. 158). (Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos (con Jean-Michel Vernochet, L'islam révolutionnaire, Monaco, Editions du Rocher, 2003).
2. La pista rosso-verde della strage alla stazione
A Bologna non c’era soltanto Thomas Kram, l’affiliato tedesco di Carlos. Era in ballo il traffico di missili sovietici Sam-7, già utilizzati per abbattere l’aereo dei servizi segreti italiani Argo 16 a Porto Marghera. La censuratissima Commissione Mitrokin e le dichiarazioni del Presidente Cossiga hanno permesso di riaprire il caso. Nel novembre 1979 viene arrestato un altro membro della organizzazione di Carlos “Separat” legata ai servizi dell’est, il giordano Abu Anzeh Saleh. A Ortona vengono trovati dei missili, le organizzazioni di sinistra e i loro organi di stampa si affannano a dire che si tratta di armi innocue o quasi. Insieme a Saleh finiscono in carcere alcuni membri della Autonomia Operaia italiana. L’11 luglio, un mese prima della strage, il direttore dell’Ucigos De Francisci scrive al direttore del Sisde… “Fonte qualificata ha fatto conoscere che a causa della condanna dell’arabo Abu Anzeh Saleh, non viene esclusa ritorsione nei confronti del nostro Paese”.
Il sistema della ritorsione è quello che ha domato generazioni di pavidi politici e militari europei. Una inchiesta di News settimanale (di Marco Gregoretti) dimostra l’assurdità delle accuse contro Fioravanti e la Mambro. Intanto , chi sono i due “supertesti” che accusarono i due neofascisti? Massimo Sparti, un delinquente vicino alla equivoca “Banda della Magliana” legata ai servizi segreti, e il massacratore del Circeo Angelo Izzo. Qualche dubbio per i troppo solerti accusatori dei fascisti? Macché. Si noti che Sparti esce di prigione già nel 1982 con una diagnosi di tumore terminale al pancreas. Benché "terminale" morirà nel 2002…
Nel libro di Antonino Arconte (ex agente G71) Ultima Missione, si descrivono alcune azioni degli agenti sovieto-libici in Italia, sotto la guida del Colonnello Jalloud. La pista libica è alternativa (ma comunque collegata) alla pista palestinese e di Carlos. Il ministro della Protezione civile, Zamberletti, si trovava a Malta alle 10 di mattina del fatidico 2 agosto 1980, a colloquio col Presidente Dom Mintoff, per garantire e proclamare la piena autonomia di Malta, che subiva la violenta pressione di Gheddafi. I mezzi di persuasione di Tripoli sarebbero stati espliciti: Ustica rientra nello stesso quadro. In quegli anni una delle principali sedi dell’organizzazione di Carlos era proprio in Libia. Ma torniamo in Emilia:
Quella mattina due uomini di Carlos erano a Bologna: uno dei due, Kram, conosceva bene l’Italia e aveva studiato a Perugina (dove aveva soggiornato anche Ali Agca, l’attentatore del papa). [Agca è un altro caso di deviazione delle indagini verso il fascismo, n.b.]. Kram era legato sentimentalmente a Christa-Margot Frolich, anhe lei membro di Separat, come Magdalena Kopf, amante di Carlos, nome in codice Lilly. Oltre a Kram c’era anche il terrorista della Svizzera italiana Bruno Breguer, nome in codice Luca, collegamento tra Separat e le BR. Tutto ciò era agli atti della Commissione Mitrokin da tempo…
Come si può notare, il quadro non è più così confuso, ed è più credibile delle deviazioni prodotte dai sacerdoti di sinistra: estremisti rossi e verdi cooperano da decenni in Europa per sconfiggere l’atlantismo. Alternando ricatto terrorista con offerte in denaro e petrolio, hanno ottenuto lasciapassare, impunità e favori da parte di molti governi. Ogni attentato è stato -ed è- “coperto” dalla intelligence e dalla stampa "embedded" amica. Due i "turnspeak" per l’opinione pubblica: accusare i “fascisti”, come esecutori materiali, e gli Stati Uniti più Israele come "mandanti". A Bologna è probabilmente entrato in funzione il "Soccorso Rosso": infatti il traffico di armi verso il Libano era gestito da BR, Autonomia, FPLP e Carlos, ma era coperto e garantito da Servizi segreti (che offrivano intangibilità ai terroristi in cambio di accordi politici di "non belligeranza" e di accesso alla via del petrolio) e dal PCI (col PSI?) che appoggiava esplicitamente i palestinesi, terroristi o no, sia con finanziamenti in denaro (Craxi lo ammise pubblicamente), sia garantendo appoggi alle cellule di matrice sovietica.Questo quadro è sostanzialmente inalterato, ed è censurabile una improvvida dichiarazione in difesa della matrice fascista dell’attentato (fascista lo è, ma del lato rosso-verde…) fatta all’indomani della riapertura dell’inchiesta di Bologna, da parte di un membro della Associazione dei familiari, ormai apertamente politicizzata e governata da sinistra.
La storia, prima o poi, ha ragione dei tiranni. Se Blair è un bugiardo, che dire di centinaia di politici asserviti al crimine internazionale?
Paolo di Lautremont